Con questa lunga lettera al figlio, Cotroneo racconta il suo amore per la musica attraverso storie, ricordi, pensieri e grandi suggestioni, per dimostrare che essa è, più di ogni altra forma di arte, un modo per conoscere se stessi. Con grande semplicità e passione narra di Mozart e Beethoven, Chopin e Brahms. Ma anche di John Lennon e di Nino Rota (cui si devono le indimenticabili colonne sonore di tanti film di Fellini), i tanghi argentini di Astor Piazzolla e il jazz di Keith Jarrett, le ninnenanne che cullano i bambini e le "canzonette" che, a volte nostro malgrado, ci riempiono le giornate. Ciò che ne esce è un racconto leggero, fitto di nostalgie, punteggiato di uomini che nella notte fischiettano un motivo a una finestra, di fantastici viaggi in carrozza in paesi lontani e di incontri bizzarri con musicisti dei secoli passati. Pagine che sono un atto d'amore per un figlio e per la musica, ma anche un modo per capire il mondo senza bisogno di spiegarlo a parole.